Traduco le parti più salienti dell’articolo apparso alla pagina http://languagelog.ldc.upenn.edu/nll/?p=2422
Nel suo articolo (“Obama: Our first female president“, 7/1/2010), Kathleen Parker spiega che Barack Obama scrive come una donna:
Se Bill Clinton è stato il nostro primo presidente nero, come disse una volta Toni Morrison, allora Barack Obama è il nostro primo presidente donna. […]
No, non sto dicendo che Obama è un presidente fanciulla. Ma… potrebbe mancare di testosterone retorico quando si tratta di gestire una crisi […]
Dove si trovano le prove di quest’assenza di “testosterone linguistico”? Accanto a un sacco di vaghi accenni a quanto Obama sia un “chiacchierone” che condivide con “Ronald Reagan e Bill Clinton” l’abilità di “assumere efficacemente uno stile di comunicazione femminile”, l’articolo include un solo fatto rilevante:
Il discorso di Obama [sulla fuoriuscita del petrolio] conteneva il 13% di costruzioni passive, il livello più alto misurato in ogni grande discorso presidenziale di questo secolo secondo il Global Language Monitor, che analizza e traccia il linguaggio.
Se non siete lettori regolari di questo blog, prendetevi per cortesia qualche minuto per vagliare la nostra ultima discussione sulle “analisi” linguistiche del Global Language Monitor di Paul Payack (“Language guru runs with the journalistic pack“, 6/17/2010). […]
La prima cosa da far notare è che non esiste la pur minima evidenza del fatto che una costruzione passiva sia “femminile”. Le donne non usano più voci passive degli uomini, né tra gli scrittori maschi l’uso di costruzioni passive sembra avere relazioni con la mascolinità, né reale né percepita. Il pregiudizio “passivo è donna” sembra piuttosto dovuto a connotazioni differenti del concetto di “passività”, male interpretato da persone che in molti casi non saprebbero riconoscere una costruzione passiva nemmeno se questa li mordesse alle caviglie. Si vedano come esempio gli articoli “When men were men, and verbs were passive“, 8/4/2006; “How to defend yourself from bad advice about writing“, 11/1/2006; “‘Passive Voice’ — 1397-2009 — R.I.P.“, 3/12/2009.
[E l’idea stessa che le donne siano “passive” in un senso non-grammaticale è stereotipo ugualmente stupido.]
Tuttavia c’è ancora un punto da chiarire. Il discorso del presidente Obama contiene davvero più costruzioni passive di “ogni grande discorso presidenziale di questo secolo”?
[…] ho fatto una veloce analisi del discorso alla nazione successivo all’uragano Katrina del presidente George W. Bush. Conta 142 frasi, 25 delle quali contenevano una o più costruzioni con verbi al passivo. Per un totale di 17.6%.
Facendo la stessa cosa con il discorso successivo alla perdita di petrolio di Barack Obama ho contato 135 frasi, 15 delle quali contengono una o più costruzioni con verbi al passivo. Per un totale di 11.1%.
Il resto dell’articolo contiene alcune considerazioni sulla difficoltà di stabilire cosa sia esattamente una “costruzione passiva”, oltre ad alcune altre uscite del Signor Payack. Ma quello che mi faceva più ridere era l’idea di “testosterone linguistico”.
Esiste secondo voi qualcuno, autore o traduttore, che scrive in modo più “maschio” di altri? Ha senso porsi una domanda di questo genere?
Buone letture.
andrea 403
13 dicembre 2010
Bell’argomento! Io a volte faccio questo giochino: capito su un blog a caso e se è un blog graficamente neutro (p.e. non è zeppo di hellokitty glitter) provo a capire dal tipo di scrittura se chi scrive è maschio o femmina. Il gioco è difficile da fare perché non appena incontri un “oggi sono stata…” la partita ovviamente finisce, il gioco – di fatto – consiste nel farsi un’idea del genere dello scrivente prima di incontrare una frase oggettivamente rivelatrice.
Non sono lestissimo a farmi una simile idea (e quindi il gioco spesso non mi riesce) però quando riesco a farmi un’idea questa è quasi sempre corretta.
Ciò detto, anche quando ci azzecco, non ho la minima idea di cosa mi faccia pensare che una certa “voce” sia maschile o femminile (anche perché, diciamocelo, non è che passo le mie giornate a fare solo questo :)
Samuel Zarbock
13 dicembre 2010
Ne deduco due cose. Uno, che sei matto. Due, che hellokitty glitter dovrebbe significare qualcosa… anche se non riesco a capire cosa :)
A parte le facezie, può anche darsi che uno si possa fare un’idea del sesso di chi scrive, ma questo potrebbe benissimo dipendere da parametri quali la sensibilità dimostrata verso alcuni argomenti, il taglio dialettico, i riferimenti culturali adottati… E un bel po’ di pregiudizi, assorbiti sia da chi legge che da chi scrive.
Difficile che basti contare due forme grammaticali per dire “è scrittura maschia”. Che caXXata.
Come se ci fosse un modo per rendere onomatopeicamente i rutti… (e questa era di una mia amica :) )
andrea 403
13 dicembre 2010
Sull’idea che possa esistere una scrittura maschile o femminile quantificabili con un semplice computo numerico di certe forme sono del tutto d’accordo con te, è una sciocchezza. Quanto al resto puoi cliccare qui.
Ilaria
15 aprile 2011
Progesterone linguistico. By Costa (Lella!)
http://www.video.mediaset.it/video/zelig/storici/203678/lutilizzo-del-lessico-sessuale.html
Samuel Zarbock
19 aprile 2011
Ilaria!! Bentrovata. Grazie per il link.
E ancora un sacco di congratulazioni: è stata una tesi spettacolare.
Anzi: un capolavoro.
:)