Gli Iperborei

Posted on 12 settembre 2008

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Gli autori dell’Antica Grecia che parlavano degli Iperborei lo facevano identificandoli ogni volta con un popolo differente. Non c’era alcuna chiarezza a proposito di chi fossero, cosa facessero o dove fossero stanziati. L’unica cosa chiara era che vivevano a nord. Molto a nord.

  • Ecateo di Mileto (già nel VI s. a.C.) colloca gli Iperborei all’estremo Nord, tra l’Oceano (inteso come l’anello d’acqua che la cultura greca immaginava scorrere, come se fosse un fiume, attorno alle terre emerse) e i monti Ripei.
  • Ecateo di Abdera (IV-II s. a.C.), autore di un’opera “Sugli Iperborei” di cui ci sono pervenuti solo alcuni frammenti, li colloca al nord, in un’isola dell’Oceano “non minore della Sicilia per estensione”. Su quest’isola, dal quale è possibile vedere la luna da vicino, i tre figli di Borea rendono culto ad Apollo, accompagnati dal canto di una schiera di cigni originari dei monti Ripei.
  • Esiodo (frammento 150 Merkelbach-West, vv. 21-24) colloca gli Iperborei “presso le alte cascate dell’Eridano dal profondo alveo”. La cultura greco-romana formulò numerose proposte in merito alla sede geografica di questo fiume (Grilli, pp. 279 e sgg.); due fonti in particolare ci trasmettono la nozione secondo cui l’Eridano sfociasse nell’Oceano settentrionale: Ferecide di Atene (fr. 16 a Jacoby I) ed Erodoto (II 115,1).
  • Pindaro (ol. 3,13-16) colloca gli Iperborei nella regione delle “ombrose sorgenti” dell’Istro (Danubio). In un passo del Prometeo Liberato Eschilo ricorda la fonte dell’Istro come situata nel paese degli Iperborei e nei monti Ripei; Ellenico di Lesbo (frammento 187 b e c Jacoby I) e Damaste di Sigeo (frammento 1 Jacoby I) pongono la sede iperborea oltre i monti Ripei; Damaste, inoltre, ricorda i monti Ripei come situati a nord dei grifoni guardiani dell’oro.

Le cose sono andate in questo modo. Il significato originale della parola “iperborei”, qualunque esso fosse, si è perso nel tempo e ad un dato momento i greci stessi non sapevano più ricostruirne il senso; tuttavia restava la possibilità di leggere il significante, di immaginarne un’etimologia…
E interpretarono il termine “Iperboreo” come un composto di “Iper” (oltre) e “Borea” (il vento del Nord e, per estensione, il Nord stesso). Quindi gli Iperborei sono “quelli che vivono più al Nord del Nord stesso”.

Un significante senza significato. Da cui il florilegio di interpretazioni.

Una splendida trattazione di questa probabile falsa etimologia, che qui di seguito riassumo, si trova in “Storia culturale dei rapporti tra mondo romano e mondo germanico“, di Bruno Luiselli.

Erodoto, in IV 33 e IV 35,1-2, riferisce la saga delle offerte che gli Iperborei, a detta degli abitanti di Delo, inviavano al loro tempio. Tali offerte, avvolte in paglia di grano, giungevano in Scizia, da dove partiva una sorta di catena umana: i popoli tra loro vicini, ricevendo le offerte uno dall’altro, le portavano sempre più ad occidente sino a giungere all’Adriatico: da qui, scendendo al Sud, raggiungevano Dodona, la prima città greca a riceverli, e questa avrebbe continuato la catena passandoli ad Eubea, dove, di città in città, le offerte sarebbero state portate nell’ordine a Caristo, all’isola di Teno e infine a Delo.

Erodoto prosegue (IV 33,3-4) riferendo come anticamente le offerte iperboree fossero state condotte direttamente a Delo da due coppie di due vergini, Arge e Opis prima e Iperoche e Laodice poi, scortate in entrambi i casi da cinque uomini del proprio paese, chiamati Perferei; non essendo tornato in patria nessuno di loro, gli Iperborei cominciarono a inviare le proprie offerte utilizzando il tramite dei popoli vicini.

Infine Erodoto testimonia che a Delo le donne tracie e peonie, dopo aver sacrificato ad Artemide, offrivano un sacrificio utilizzando paglia di grano, e che i fanciulli e le fanciulle delii si recidevano ciocche di capelli e le deponevano sulla tomba delle vergini iperboree.

Tali tombe sono state ritrovate (si veda Delcourt, “L’oracle”, p. 157 e Gallet de Danterre, p. 166), e il fatto che il rito dei fanciulli delii fosse dedicato a quelle vergini (e non ad Apollo) fa pensare che Erodoto ci stia inconsapevolmente riferendo residui di una fase preapollinea del santuario, il che significa che le vergini sarebbero figure di un mondo religioso preellenico. Anche quelle poche parole che ci sono giunte da Erodoto ci vengono in aiuto: il vocalismo della prima parte del nome della vergine Laodice conferma un’origine non ionica (Λαο- e non Λεω- < Ληο-). La legenda riferita da Erodoto sarebbe dunque uno sviluppo greco di un tema preindoeuropeo: e poiché Delo è sede di ritrovamenti micenei, è possibile ritenere, con la dovuta cautela, che la saga sia stata creazione della cultura micenea.

Bruno Luiselli ipotizza un’interessante ricostruzione del nome “Iperborei”, che da un primo significato di “al di là dei monti balcanici” (oppure “portatori balcanici”) sarebbe passato ad indicare per una falsa etimologia ciò che sta “al di là del vento di Borea”. Scrive il Luiselli:

Il nome Υπερβόρεοι, sia in quanto provvisto di secondo elemento in cui si può riconoscere il balcanico bora “monte” (cfr. il macedonico Bora mons testimoniato in Liv. XLV 29,8), sia in quanto interpretabile come denominazione macedone confrontabile con Περφερέες (accompagnatori delle vergini portatrici dei doni per Delo), doveva comunque indicare, inizialmente, pellegrini provenienti dalla regione balcanica, quale che fosse il suo specifico significato: “abitanti al di là dei monti” (balcanici) o “portatori” (di provenienza balcanica). Il fatto stesso che, al dire di Erodoto (IV 33,5), partecipassero al rito religioso connesso con le offerte iperboree donne di Tracia e di Peonia suona conferma, sul piano geografico, della provenienza balcanica di quei pellegrinaggi. Solo in un secondo momento, smarritosi l’originario senso (quale che fosse dei due specifici poc’anzi indicati) di “Iperborei”, si finì per sentire nel secondo elemento di questo nome – forse per effetto di una falsa etimologia popolare – la menzione di Borea, il vento del Nord, e “Iperborei” divennero, per naturale conseguenza, gli esseri umani che si sapevano stanziati al di là di quel vento, cioè nell’estremo Nord.

A questo punto possiamo ipotizzare quanto segue: da un iniziale legame con il mondo balcanico, la parola Iperborei passò ad assumere un significato legato al mondo dell’estremo nord: qualcosa che stava più a nord del nord. Era nata una parola che designava un popolo mai esistito. Anzi, per meglio dire designava un concetto privo di un vero referente.
Solamente Erodoto ci fornisce indicazioni che trovano rispondenza sul terreno e che ci permettono di identificare chiaramente il popolo cui si sta riferendo… ma non è questo il luogo giusto dove parlarne. Per ora mi basta aver affrontato gli aspetti legati alla parola; per quel che riguarda il significato, probabilmente, continuerò quanto iniziato sulla Wikipedia e nello specifico alle voci “Issedoni“, “Aristea” e “Iperborei“.

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